Cosa sia una “buona madre” lo decidono gli altri. Il coro. Lo sguardo che approva e che rimprovera […] Questo libro nasce dal disagio di non trovare fuori quel che c’è dentro […].
Sul tema della maternità – le luci e le ombre dell’ amore perfetto – c’è un sentimento privato e uno collettivo, c’è la vita com’è e poi c’è la sua rappresentazione corale, pubblica e condivisa: non coincidono quasi mai, com’ è possibile? I racconti, gli articoli di giornale, le leggi scritte, i tratti di scienza, i dibattiti sui fatti di cronaca fanno un gran rumore e decretano cosa sia “normale” e cosa no. Forniscono gli elementi per distinguere una buona madre, giudicano e stabiliscono le colpe, i meriti.
Sono quasi sempre lontani dalla realtà.
(Concita De Gregorio, Una madre lo sa, Einaudi Super ET, 3-5)
Concita De Gregorio, giornalista e scrittrice, la adoro. Parla di vita…la vita vera. Quella che scorre fuori e dentro di noi.
Senza giri di parole, chiara, diretta tocca l’ essenza di ciò che abbiamo dentro.
Condivido di seguito alcune parti di una delle venti storie di maternità scritte nel libro dal titolo “Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’ amore perfetto“.
E se chi legge è una mamma….tutto questo lo sa.
Una madre lo sa
Non sono mostri le madri che uccidono i loro figli. Mostri sono gli altri: le vicine che fino al giorno prima ti invitano alle festicciole, i mariti che escono senza vedere e tornano senza ascoltare, le amiche che passano a salutare e hanno fretta di ripartire, i medici che dicono è tutto nella norma signora prende una tisana prima di andare a dormire sono trecento euro grazie.[…], Quelli che chiami la notte perché stai male e ti dicono ripassi domattina, quelli che la mattina dopo dicono alle tv non ci posso credere l’ ho vista proprio ieri stava bene era contenta ma come è stato possibile.
Ecco questi sono i mostri. Quelli con l’ aspetto delle persone normali che non mentono, non dirottano le loro vite, non escono mai di strada, quelli che in carcere non li trovi mai[…].
Tutto bene? Certo sì, tutto bene. Allora vado, ci si sente. E così resti da sola con quella cosa minuscola che piange e non capisci perché, che deve mangiare e poi essere lavata e poi vestita e poi deve mangiare di nuovo non sono passate nemmeno due ore e intanto strilla perché forse sta male ma il pediatra ha detto no sta benissimo e non c’è nessuno a cui lasciarla in braccio un momento […].
Che meraviglia un neonato, ti dicono. E tu sorridi e a volte dici: non mi sento tanto bene. Allora ti guardano comprensivi, ti dicono: passa, è una fase […].
Ecco è così. Certo non per tutte arriva quel buio assoluto, quel furore SUICIDA che ti fa spingere il bambino sott’ acqua o colpirlo con un sasso, o buttarlo nel lago. Suicida, perché uccidere un figlio è come uccidersi senza morire, sopravvivere alla morte che almeno è una fine, rimorire ogni giorno […].
Non succede a tutte le madri: succede a pochissime. Ma tutte, se cercano bene, sanno di cosa si tratta. Più di tutto le madri sole […].
(Concita de Gregorio, Una madre lo sa, Einaudi Super ET, 61-61)
Certo non è così per tutte. Fortunatamente molte madri possono accedere ad una rete di risorse che anche nei momenti difficili le sollevano. Ma quando non è così, quando il cuore si fa pesante, la mente confusa, la solitudine non trova ascolto e la fatica diventa schiacciante?
Per questo ho voluto condividere questo testo. Per riflettere, aprire lo sguardo.
Purtroppo i fatti di cronaca riempiono di voci le nostre case, la gente parla, punta il dito, condanna… a volte con ferocia. Le tragedie gridano ascolto. Gesti estremi condannati alla follia. Perdiamo così di vista l’ umano, non guardiamo la realtà per quel che è…ancora una volta così facendo non diamo ascolto ai bisogni delle madri, troppo impegnati a incasellare le vite nel giusto e nel sbagliato, ad emarginare il dolore e i lati oscuri che pure fanno parte di tutti noi.
Madri non si nasce, lo si diventa e questo passaggio non sempre è facile, fisiologico, naturale. Le madri gridano silenziosamente ascolto e sostegno. Lo fanno con il loro pianto, con la fatica e la stanchezza che segnano il loro volto, i capelli scompigliati. Altre volte lo gridano a gran voce attraverso i nervi che crollano, gli “scatti” improvvisi e il senso di colpa quando la “furia” si placa, la sensazione di essere inadeguate e impotenti di fronte ai bisogni talvolta incomprensibili dei loro piccoli.
Chi non si accorge di tutto questo, chi banalizza la maternità, chi ride della fragilità emotiva della donna, chi non riesce o non vuol vedere, chi condanna sentenze arroccato nel suo fortino sicuro….
Ecco…
Questi sono i veri colpevoli.